Nina - prima puntata

Ho fatto il pastore per tutta la vita. Per anni e anni, fino da quando ero bambino, ho portato le pecore al fiume, tutti i giorni, sempre nello stesso posto. Un giorno – già ero grande – ho visto una fanciulla con un vestito bianco lungo seduta vicino al fiume, con le mani giunte sulle ginocchia, che guardava ferma al suo posto l’acqua che scorreva. Non si era accorta neanche che ero arrivato io; allora, per guardarla in faccia, dico:
«Aspetti qualcuno, bella?». Era tanto per dire qualcosa, per farla girare dalla mia parte. Io l’avevo chiamata “bella” tanto per dire, ma quando si gira vedo che era bella davvero, bella come non ne avevo viste mai. Si è girata piano, si vedeva che stava ancora pensando ai fatti suoi. Poi dice:
«È il fiume che aspetto. Si è preso il mio diletto l’estate scorsa. Non bramo altro che di ricongiungermi a lui. E il fiume deve restituirmelo, perché è stato il fiume a togliermelo. Che il fiume mi renda giustizia, non desidero nient’altro che questo».
Mica capivo tutto quello che diceva; però ho capito che da quando era morto il fidanzato lei si era ammalata di dispiacere, e perciò diceva quelle cose strane. Io sono nato sulla montagna e sono stato sempre sulla montagna. Quelli come me non vanno alla scuola della città, la nostra scuola la facciamo sulla montagna. Noi non sappiamo tutte le cose che si imparano alla scuola, però non ci ammaliamo mai, perché non facciamo come quelli della città che vogliono comprare cose bellissime e quando non c’hanno i soldi si disperano, li vediamo sempre al mercato che passano al banco più avanti e poi si girano sempre a guardare al banco indietro perché vogliono quella cosa che hanno visto, e perciò si ammalano, prima o poi si ammalano e non sanno più quello che dicono, e vogliono fare tornare vivo uno che è morto, pure quello vogliono fare con i soldi. Volevo dire alla ragazza di venire un poco in montagna, che fa bene a tutti, ma si vedeva che quella era una signora, non potevo dire una cosa così. Allora dico:
«Certe volte uno vuole che piove, e invece esce il sole che secca tutto, e certe volte uno vuole che esce il sole e invece piove giorni e giorni e uno deve rimanere chiuso a casa pure quando c’ha molte cose da fare. Ma non ci puoi fare niente. Non devi mai pensare alle cose brutte che succedevano ieri, devi pensare sempre alle cose belle che succedono oggi. Certi devono morire prima e certi devono morire dopo, ma poi dobbiamo morire tutti quanti. Però, quando non siamo morti ancora, dobbiamo vivere. È la natura».
La ragazza mi guardava, e quando mi ha risposto mi sembrava che ci stava pensando da un anno intero, che già mi voleva rispondere così da prima che cominciavo a parlare.
«Ma il mio desiderio è vivo, e mi dà da vivere tutti i giorni; solo chi non desidera nulla, soltanto lui, è già morto. Io ho un solo desiderio, te l’ho detto, e so che chi sa aspettare può realizzare qualsiasi desiderio».
L’ho guardata l’ultima volta, la fanciulla bellissima, e ho capito che non c’avevo più niente da fare con lei. Ho continuato a scendere al fiume con le pecore per altri sei anni, tutti i giorni, e la trovavo sempre lì a guardare l’acqua che scorreva.
Poi, un giorno d’estate, io scendo al fiume come sempre, ma lei non la vedo più. “È guarita” penso subito, “è tornata a casa e forse ha trovato un bel giovane di buona famiglia che la vuole sposare”.
Poi il tempo passa, e io mi ero già dimenticato della bella fanciulla vestita di bianco. Però un giorno l’ho vista un’altra volta: stava vicino al fiume, in piedi, e mi guardava mentre scendevo. Io guardo un po’ lei e un po’ il fiume, e continuo a scendere; e quando la raggiungo lei mi dice:
«Sono tornata a salutarti. Volevo dirti che non è come pensavi tu: i desideri si avverano sempre. Ecco, il fiume ha esaudito il mio desiderio».
Ero contento di vederla ancora, non sapevo che cosa dire, e allora ho detto quello che avevo già pensato quando non l’avevo più trovata: «sei guarita e sei tornata a casa?». Le volevo chiedere pure se aveva già trovato un bel giovane che la voleva sposare, ma poi mi sono vergognato, quella era una signora. Lei però è rimasta zitta, mi guardava senza dire niente. Allora io mi accorgo che forse non ho capito quello che mi ha detto, e domando:
«Ma che cosa ha fatto il fiume per te?»
Mi guarda ma vedo che sta pensando a altre cose, e quando parla sento che la sua voce arriva da lontano, come da un’altra montagna.
«Il fiume mi chiamò a ricongiungermi con il mio diletto, e io andai con lui. Così mi ha esaudito. Volevo dirtelo, giovane pastore, perché tu creda che i desideri si avverano, pur di saper aspettare. Addio, ora: il fiume mi chiama di nuovo, è tempo di tornare». Sento le sue parole come il rumore dell'acqua che scende forte, mi sembra che il fiume parla e lei muove solo la bocca. Capisco che non è guarita e chiudo gli occhi per il dispiacere; poi, quando riapro gli occhi, lei non c’è più. Mi giro di qua, mi giro di là, ma non la vedo più.
Non ho mai saputo chi era quella ragazza vestita di bianco, e non ho mai saputo che è successo quel giorno. Però ho capito una cosa: che dobbiamo stare attenti ai nostri desideri. Perché se uno vuole una cosa impossibile, il desiderio se lo prende e se lo porta via. E non lo fa tornare mai più.


Puntata successiva

0 commenti:

Posta un commento

 

Copyright © 2010 Monk Lewis All Rights Reserved. Powered by Blogger.

Design by Dzignine