L’assassino non sa scrivere

A Fancuno può andarci chiunque: basta semplicemente passare sui colli di Valle del seme e prendere poi per Santo Stefano martire; lì - al confine con i comuni di Castelcapro e Sicignavia - si giungerà al paesino di tremila abitanti che, a parte il nome equivoco, ha tutta l’aria di essere un bel posto. Forse però questo è il momento peggiore per andarci: Fancuno è appena stato scosso da un serial killer che uccide con efferatezza e apparentemente senza nessuna regolarità; se non quella di lasciare dei bigliettini accanto alle sue vittime, tutti rigorosamente sgrammaticati e firmati “Sirial ciller”. Ben presto ci si divide fra due sentimenti contrastanti: da un lato l’entusiasmo per una cosa che - seppur truce - è comunque una novità (e Dio solo sa se ce n’è bisogno da quelle parti); dall’altro, fa incazzare (e come dargli torto?) che l’unica notizia che abbia mai portato Fancuno al TG in prima serata… debba riguardare proprio le gesta di un cretino e per giunta ignorante!
Diciamolo senza mezzi termini: Piedimonte è bravo. Si potrebbe annotare che un uso meno ristretto del dialetto forse gioverebbe (ma va bene così, nell’ambito di una geografia inventata come la sua); così come è contenuta la scurrilità (mai gratuita, sempre al servizio della narrazione e della spontaneità dei dialoghi). Uno scrittore svezzato dalla cronaca nera dei quotidiani, già alla sua terza esperienza narrativa con lo stesso editore. Meritati dunque tutti gli elogi a lui tributati, da Maurizio de Giovanni a “Vanity Fair”; e giustificata l’imponente campagna pubblicitaria messa in moto da Guanda. Un autore da tenere d’occhio.


S. Piedimonte, L’assassino non sa scrivere, ed. Guanda, 2014, pp. 252, euro 17.

(«Mangialibri», 28 ottobre 2014; «Pagina3», 20 ottobre 2014)

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