A. Huxley, I diavoli di Loudun, ed. Cavallo di ferro, 2014

«Grandier visse nel grigio crepuscolo di quella che può essere chiamata l’Epoca della Rispettabilità. Durante tutto il Medioevo e gli inizi dell’età moderna l’abisso tra la dottrina ufficiale cattolica e la pratica concreta degli ecclesiastici era stato enorme, mai colmato e apparentemente incolmabile. È difficile trovare un solo scrittore del Medioevo o del Rinascimento che non dia per scontato che, dal più alto prelato al più infimo dei frati, la maggioranza del ceto ecclesiastico sia composta di uomini di pessima reputazione».


Partendo da una storia di presunta stregoneria accaduta nel diciassettesimo secolo, Aldous Huxley realizza un romanzo storico (se così si può dire senza far torto alla grande originalità della struttura narrativa, oltre che dei contenuti) in cui si affronta, tra gli altri, il tema centrale di quanto male possa fare colui che è convinto di possedere la verità in via esclusiva. Opera originalissima e controversa, talora considerata la punta più alta della produzione huxleyana, che ha ricevuto più di un adattamento cinematografico e viene oggi lodevolmente riproposta al lettore italiano da Cavallo di ferro in una gradevole edizione in brossura a un prezzo più che economico.


A. Huxley, I diavoli di Loudun, ed. Cavallo di ferro, 2014, pp. 530, euro 8. Formato tascabile cm 9x15, con i bordi arrotondati.

(«Pagina3», 18 luglio 2014)

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